
Per cinque mesi la solidarietà ha avuto la consistenza e il valore, di certo non soltanto simbolico, di una spesa alimentare recapitata a casa. È successo grazie alla volontà di BCC Patavina e alla disponibilità della Cooperativa sociale e agricola Caresà di Brugine, che si sono impegnati per sostenere un gruppo di profughi ucraini, prevalentemente composto da mamme e bimbi, ospitati in locali messi a disposizione nelle parrocchie di Tognana e Campagnola.
In fondo è bastato stare assieme, decidere di coniugare al plurale il reciproco desiderio di essere solidali, mettendo in comune risorse e competenze. Così è nata un’esperienza particolare nel suo percorso e molto concreta negli esiti: da fine agosto dello scorso anno a gennaio del 2023, BCC Patavina e la cooperativa Caresà hanno garantito aiuto e sostegno a sedici profughi ucraini, attraverso il conferimento di “spese a domicilio” colme di prodotti agricoli coltivati dalla società di Brugine.
“Non è stato semplice, almeno nella fase iniziale. – spiega Sara Tognato, presidente di Caresà – Abbiamo scelto di indirizzare i nostri aiuti a un gruppo di profughi, circa sedici, ospitati in locali messi a disposizione delle parrocchie di Tognana e Campagnola. Persone fuggite dalla guerra, molto eterogenee, sia per tipologia che per visone del loro futuro. Alcuni hanno inteso la loro permanenza in Italia come una tappa di un cammino più lungo che li avrebbe portati in altre destinazione estere, in paesi europei. Altri invece, soprattutto donne e bambini, erano intenzionati a rimanere qui, soprattutto perché non avevano alternative praticabili. Il nostro supporto, oltre naturalmente a quello che potremmo banalmente definire “alimentare”, è stato all’insegna dell’accoglienza. Ci siamo trovati di fronte a persone che, oltre alle conseguenze del trauma delle guerra, si trovavano in situazioni di grande precarietà: spesso non avevano modo di comunicare, magari soltanto per questioni di lingua. Si trattava per lo più di mamme con bambini piccoli, che vivevano in una condizione di solitudine e isolamento, nel rimpianto continuo dei loro mariti e padri che spesso erano rimasti in patria impegnati alle armi”.
Gli operatori di Caresà, al di là del sostegno “della spesa a domicilio”, si sono fatti carico quindi anche di tutti gli altri problemi legati a una convivenza forzata nei luoghi e nelle volontà. Importante il contributo arrivato da un mediatore culturale, che ha cercato di sopperire alle decisive carenze di comunicazione e opportunità di inserimento. “In questi mesi – aggiunge Sara – abbiamo consegnato prodotti per quasi 4.000 euro, ma soprattutto abbiamo garantito una presenza e una vicinanza”.
Naturalmente l’impegno non può dirsi concluso. Attualmente a Tognana sono presenti ancora tre donne con i loro bimbi. “A questo punto vi un ulteriore problema, che va oltre l’emergenza: quale futuro attende queste persone? Come possono trovare inserimento concreto e stabile nelle nostre comunità? Su questo stiamo ragionando per cercare delle soluzione, perché indubbiamente ora non si tratta più di garantire il cibo o la sopravvivenza, ma una prospettiva di vita”. Su questo BCC Patavina ha garantito la disponibilità a continuare il proprio impegno.
Va ricordato che Caresà è una cooperativa sociale, partner della Banca in molteplici occasioni, da quando nacque, nel 2008, dall’idea di alcuni giovani che volevano impegnarsi in agricoltura e creare opportunità lavorative e di qualificazione professionale per persone che faticano ad inserirsi negli ordinari circuiti del mercato del lavoro.