
Le catastrofi, soprattutto quelle legate ai cambiamenti climatici e agli andamenti metereologici cause di eventi estremi, pongono sempre più problemi di garanzia e tutela da parte dei cittadini. Una questione che interroga in maniera forte il mondo assicurativo. Cresce il numero di quanti sono spinti a cercare in una buona polizza la soluzione alle criticità e ai danni derivanti da impreviste calamità dovute a cause naturali, come le inondazioni o i terremoti. Ma può bastare una buona polizza per limitare i danni?
“I prodotti assicurativi che coprono le perdite pecuniarie legate agli eventi climatici e meteorologici - spiega Laura Opilio (Partner Studio CMS) - possono contribuire in maniera rilevante alla protezione del benessere sociale. Al contempo, tuttavia, è opportuno considerare che le azioni intraprese dalle compagnie di assicurazione dovrebbero essere accompagnate da ulteriori misure, adottate al di fuori della regolamentazione assicurativa, che riguardano ad esempio l’edilizia e la sicurezza, che dovrebbero prendere in debita considerazione le dinamiche del rischio climatico. Esistono, tuttavia, alcune sfide relative all’effettiva implementazione delle misure di adattamento al cambiamento climatico”.
Essere assicurati quindi è importante ma non può risolvere completamente il problema, ci vuole altro, come ad esempio più informazione, maggiore responsabilità. I problemi che stiamo vivendo non possono rientrare del tutto nella tipologia della casualità, per cui è fondamentale incentivare una inedita cultura nell’affrontare rischi che ormai sfuggono alla logica della eccezionalità. Ma non sempre, sia le compagnie assicurative che i clienti, paiono del tutto preparati a far fronte adeguatamente a tali eventualità.
«Si pensi, ad esempio, - aggiunge Laura Opilio - alla parziale assenza di consapevolezza da parte di alcuni assicurati sulla rilevanza dei rischi connessi al clima, oppure alla circostanza per cui l’adozione di alcune misure di adattamento potrebbe comportare rilevanti costi (all’installazione di nuove persiane anti-alluvione, tanto per citare un caso), che potrebbero richiedere l’adozione di incentivi finanziari per gli assicurati, sovvenzioni o riduzioni del premio, e che potrebbero fungere da volano per una crescente adozione di misure di prevenzione dei rischi. Vale la pena chiedersi se le compagnie di assicurazione possano o debbano ricoprire uno specifico ruolo nell’informare i propri assicurati circa il potenziale impatto dei cambiamenti climatici sulla loro copertura assicurativa o sui premi”.
Nel recente report pubblicato, a febbraio di quest’anno, da EIOPA (Autorità europea delle pensioni e della assicurazioni) si legge che circa un quarto delle compagnie di assicurazione europee dichiara di fornire informazioni specifiche sul clima ai propri assicurati. Altre, invece, forniscono informazioni sulla gestione pratica del rischio, come ad esempio chiusura anticipata di finestre e serramenti in caso di determinati eventi meteorologici.
A questo punto pare lecito domandarsi quale sia il punto di equilibrio tra l’onere delle compagnie e dei distributori assicurativi di individuare correttamente, anche ai fini prudenziali, il rischio coperto dalla polizza tendendo in debita considerazione i fattori legati al cambiamento climatico, e dall’altro l’onere degli assicurati di fornire informazioni corrette sul rischio sia prima della conclusione del contratto che durante il periodo di copertura.
“È proprio in tale contesto che le misure di adattamento possono avere un ruolo determinante, rappresentando degli strumenti che possono sia consentire alle compagnie di avere a disposizione degli elementi, come ad esempio la presenza di materiali ignifughi o serramenti anti- alluvione, che permettono di circoscrivere maggiormente l’area di rischio, sia consentire agli assicurati di avere consapevolezza dell’effettiva straordinarietà ed insormontabilità di determinate eventi legati al clima, qualora si verifichi una perdita nonostante l’adozione dei apposite misure di adattamento”.
Il quadro a questo punto è molto più chiaro: da un lato l’attenzione di clienti e assicurazioni a intervenire non solo in base alle loro disponibilità, ma in una logica di adeguatezza rispetto alla tipologia degli eventi negativi; dall’altro però una “battaglia comune”, fatta di conoscenze e informazioni, perché cittadini e soggetti assicurativi siano in grado di limitare sempre più i danni causati probabili catastrofi.