Particolarmente significative le parole che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenuto il 21 luglio all'Assemblea Annuale di Federcasse ha rivolto agli oltre mille rappresentanti delle BCC, Casse Rurali, Casse Raiffeisen italiane sottolineando il contributo della cooperazione mutualistica di credito allo sviluppo del Paese in chiave inclusiva e di lotta alle disuguaglianze, nonché di contrasto alla desertificazione bancaria.
“Le Casse sono state strumento di inclusione nello Stato unitario e hanno contribuito alla integrazione della società, allo sviluppo di territori, della vita delle famiglie, rappresentando un fondamentale momento di sostegno allo sviluppo dell’Italia quale oggi la conosciamo.
Ecco allora che l’orgoglio con cui celebrate i 140 anni dalla costituzione della prima cassa rurale, a Loreggia, per iniziativa di Leone Wollemborg, viene alimentato dalla vostra attività attuale, centrata, ancora, nel servizio e nel sostegno alla popolazione delle aree interne del nostro Paese, in controtendenza rispetto al fenomeno della “desertificazione” bancaria che potrebbe sembrare inarrestabile.
Si tratta di una funzione economica, si tratta di una funzione sociale, si tratta di un impegno nel solco dell’applicazione delle norme della Costituzione: per queste funzioni la Repubblica vi è riconoscente. Siete parte di quella società civile che rende fecondo il nostro Paese.”
Di seguito il discorso integrale del Presidente della Repubblica
Signor Presidente Dell’Erba, cooperatori, autorità, signore e signori,
in economia – come in ogni ambito della vita di qualsiasi società – gli strumenti che vengono, di volta in volta, apprestati corrispondono al soddisfacimento di bisogni e di aspirazioni. E, quando si tratta di strumenti collettivi, rispondono ad ansie di crescita di ceti sociali che propongono e accompagnano le trasformazioni di una società.
E’ questa la storia del sistema delle banche cooperative, delle casse rurali, sorte nelle periferie dell’Italia unificata per consentire a persone – i cui diritti erano solo formalmente riconosciuti nello schema dello Stato liberale ottocentesco, con ceti ai margini dalla vita civile – di divenire eguali agli altri. Eguali ai componenti degli ambienti di chi poteva votare, poteva essere titolare di diritti di proprietà, far accedere i figli all’istruzione.
In definitiva, le casse sono state strumento di inclusione nello Stato unitario e hanno contribuito alla integrazione della società, allo sviluppo di territori, della vita delle famiglie, rappresentando un fondamentale momento di sostegno allo sviluppo dell’Italia quale oggi la conosciamo.
Dobbiamo riflettere se possiamo parlare di missione compiuta. Oggi, con la Costituzione repubblicana che riconosce come inalienabili quegli obiettivi e che definisce, all’art. 3, come sia “compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale”; ostacoli che, limitano la libertà e l’eguaglianza dei cittadini e che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti alla vita politica, economica e sociale del Paese.
Mancheremmo di senso della storia se non avessimo appreso la lezione per cui i principi trovano effettiva applicazione se vengono fatti vivere nelle diverse congiunture storiche con i loro continui cambiamenti.
Ecco allora che l’orgoglio con cui celebrate i 140 anni dalla costituzione della prima cassa rurale, a Loreggia, per iniziativa di Leone Wollemborg, viene alimentato dalla vostra attività attuale, centrata, ancora, nel servizio e nel sostegno alla popolazione delle aree interne del nostro Paese, in controtendenza rispetto al fenomeno della “desertificazione” bancaria che potrebbe sembrare inarrestabile.
È significativo sapere che i cittadini di 723 Comuni hanno, come unica presenza bancaria, una banca cooperativa; e che un terzo degli sportelli è collocato in Comuni delle cosiddette aree interne.
Si tratta di una funzione economica, si tratta di una funzione sociale, si tratta di un impegno nel solco dell’applicazione delle norme della Costituzione: per queste funzioni la Repubblica vi è riconoscente. Siete parte di quella società civile che rende fecondo il nostro Paese.
Il credito erogato alle piccole e medie imprese – spina dorsale del sistema produttivo e occupazionale – così come il sostegno alle famiglie, fanno sì che non si tratti soltanto, come ovvio, di un esercizio oculato e lungimirante di attività bancaria ma veda le banche cooperative rappresentare un contributo significativo al capitale sociale dell’Italia. Lo ha notato il presidente Dell’Erba: diffondono benessere, con il 74% del capitale raccolto tra i soci destinato a impieghi in favore dell’economia reale.
Sin dagli inizi è stata viva la consapevolezza che questa esperienza rivestiva anche altri significati. Si inseriva nella riflessione relativa al sistema economico, al pluralismo dei suoi protagonisti, alla introduzione, nei suoi meccanismi, di criteri di solidarietà.
È il tema della economia – e della finanza – civile, aspetto non secondario della partecipazione dei cittadini. Economia civile che trova oggi, nel cosiddetto Terzo settore, un attore significativo.
È il tema della mutualità, che differenzia il sistema delle banche cooperative da ogni altro, con la esplicita rinuncia alla remunerazione del capitale sottoscritto dai soci.
Temi questi che, nel dibattito alla Assemblea Costituente, che accompagnò la redazione della Costituzione, videro la questione della cooperazione al centro di dibattiti approfonditi nella Terza Sottocommissione, evocando principi e formulazioni che trovarono poi collocazione nell’articolo 45.
Emilio Canevari, deputato socialista alla Costituente, fu l’animatore della discussione in argomento. Ma, a sottolineare la rilevanza che ebbe il tema, vorrei ricordare come, tra i firmatari di quello che sarà poi la versione approvata in seduta plenaria, dalla Commissione presieduta da Meuccio Ruini, ci sono personalità della Repubblica: dopo Canevari, primo firmatario, Togliatti, Moro, Taviani.
Una funzione permanente quella della cooperazione, radicata nella Costituzione, a confronto, naturalmente, con i tempi moderni.
La sfida – indicata dal prof. Anelli – è quella di saper comporre un mosaico, una integrazione del sistema del credito capace di non tradire la mutualità.
Del resto il sistema delle Banche cooperative ha dimostrato di saper affrontare prove anche recenti – a partire dalla introduzione della moneta unica europea – proprio grazie alla rete di connessioni che ha caratterizzato lo sviluppo dell’esperienza.
E’ questa la strada che consente di affrontare il presente e guardare al futuro. Una declinazione del principio di mutualità che sa guardare a un panorama più largo e complesso.
Leone Wollemborg – che sarebbe stato poi deputato, ministro delle Finanze, senatore – in una relazione a un congresso delle banche popolari francesi, nel 1890, ammoniva: “l’ineguaglianza provocherà sempre più odio”, proponendosi di contribuire “alla causa della concordia sociale”.
Ecco: le Casse rurali sono state, ante litteram, interpreti e veicoli di principi come quello dell’eguaglianza degli italiani.
Auguro di essere sempre giovani nei progetti e nelle attività come poc’anzi hanno manifestato le giovani socie e i giovani soci delle cooperative.