I conflitti bellici stanno allargando il loro fronte, creando un contesto dove le variabili sono molte e di difficile previsione. È dunque necessario da parte di investitori e consulenti mantenere atteggiamenti coerenti con il profilo di rischio che i mercati stanno ponendo. I suggerimenti di Luca Ricchieri, Vice Direttore Generale e Direttore Centrale Finanza di BCC Patavina.
Il rischio geopolitico prende sempre più forma nel nostro orizzonte temporale e si manifesta sempre più vastamente sotto le sembianze della guerra nei più svariati angoli del mondo, portando così un nuovo elemento di disturbo ai mercati finanziari.
Il conflitto scoppiato in questo fine settimana si affianca infatti a quello ormai endemico tra Russia e Ucraina e a quello presente nel Nagorno Karabakh, cui si sommano i molteplici eventi bellici locali che stanno sempre più destabilizzando l’Africa.
La peculiarità del conflitto israelo-plestinese sta però nel fatto che il rischio di contagio ad altri importanti attori del Medio Oriente è rilevante e minaccia ancora una volta le fonti di approvvigionamento di materie prime tuttora indispensabili alla crescita dell’Occidente e in particolar modo della UE. La domanda che ci dobbiamo porre è dunque se questo evento, al di là della enorme e dolorosissima tragedia umana, può inserire nuovi elementi in grado di alterare il quadro macroeconomico e le politiche monetarie delle banche centrali dei paesi sviluppati.
Il contesto macroeconomico di riferimento si caratterizza ora per i seguenti elementi:
- il rialzo dei tassi di interesse, specie per Bce e Fed, è ormai arrivato ad un punto di svolta; la discesa dell’inflazione (ultima stima UE 4,3% e atteso in settimana per USA 3,6%) sta infatti creando tassi reali positivi;
- in presenza di tassi superiori alla crescita del pil, l’economia entra in una zona di non sostenibilità che, se non corretta, porta velocemente alla recessione;
- in questo contesto le banche commerciali si fanno più caute e sono più restrittive nell’erogare credito; si crea così un overshooting (superamento) restrittivo che sfugge al controllo delle banche centrali aggiungendo un ulteriore elemento pro-ciclico che accelera il rallentamento economico;
I dati macroeconomici che stano emergendo, specie nella UE, evidenziano un calo del pil sempre più accentuato che non può essere ignorato dalla BCE; questa situazione è dunque destinata a generare i presupposti per un futuro allentamento dei tassi di interesse (2024) allo scopo di scongiurare una recessione dura.
Nel caso della guerra tra israeliani e palestinesi questo contesto non è alterato ma si può generare una maggiore volatilità sui mercati finanziari (causa maggiore incertezza) e sul prezzo delle materie prime, petrolio e gas in primis; in questi casi si manifestano inoltre, in modo più accentuato, fenomeni di “fly to quality” che tendono a premiare di più i bond dei paesi più virtuosi (Germania e Usa) e le valute rifugio come il dollaro usa ed il franco svizzero. Come detto in premessa, condizione imprescindibile per non avere troppe ripercussioni negative è il mancato allargamento del conflitto ad altri stati mediorientali.
In proposito si sottolinea la presenza sul mercato di numerosi prodotti a contenuto obbligazionario e con una specifica vocazione all’investimento in titoli governativi (in grado quindi di approfittare della futura minore tensione sui tassi di interesse), così come vi sono Sicav bilanciate che affiancano alla preponderante componente obbligazionaria, una componente azionaria molto diversificata e talvolta orientata alle infrastrutture che sono un tema che da stabilità ai portafogli gestiti. Inoltre, per i risparmiatori più avversi al rischio e che non amano l’incertezza, i fondi monetari rappresentano ancora la migliore soluzione in questo momento, proprio per la particolare conformazione della curva dei tassi attuale.