Una volta, la giornata che celebrava il Risparmio (31 ottobre) era quasi una festa o quanto meno un’opportunità. Soprattutto dedicata ai più piccoli, per educare al valore della “parsimonia”. Forse anche per questo, gli italiani hanno fama di essere risparmiatori. Oggi, il significato di tale ricorrenza è decisamente meno rilevante, ma è pur sempre un momento in cui il mondo dell’economia e in particolare delle banche fa il punto sulla volontà e la capacità dei cittadini di essere ancora attenti a “mettere da parte” i propri profitti. Ma com’è oggi la situazione delle famiglie italiane? C’è ancora margine e possibilità per il risparmio?
Lo scorso anno, sulla base di un studio di Acri-Ipsos, si era persa la forte ventata di ottimismo del 2021 a causa del conflitto in Ucraina, del drammatico aumento del costo dell’energia e delle ricadute pesanti sui prezzi, cui si è associato un periodo di incertezza politica. Oggi il clima è diverso. Nel 2023 si osserva un ritorno a un cauto ottimismo, con una situazione percepita come meno difficile, e che permette di vivere con maggiore serenità, almeno fino a quando l’orizzonte è immediato. Complice una certa ‘normalizzazione/assuefazione’ all’elevato livello dei prezzi, la speranza di una discesa a breve dell’inflazione, combinata alla percezione di essere in grado di fronteggiare un mondo complesso.
Come certificato da Istat, la fiducia per il clima economico nel nostro Paese che aveva registrato una vera e propria “caduta” nel corso dello scorso anno, è ritornato verso livelli analoghi a quelli della prima metà del 2021.
Lo studio Acri-Ipsos evidenzia un modesto miglioramento del tenore di vita delle famiglie, che torna ai livelli pre-pandemia: è il risultato di famiglie in forte difficoltà economica, in calo rispetto al 2022, e famiglie che hanno registrato una migliore tenuta del tenore di vita, in crescita rispetto allo stesso anno. Ciò si accompagna a una minore insoddisfazione: scende dal 17% al 14% la quota di chi appare seriamente in difficoltà.
In tale contesto, la capacità delle famiglie di gestire una situazione complessa e far fronte a spese quotidiane e impreviste restituiscono l’evidenza di una buona tenuta dei consumatori e dei risparmiatori.
Si conferma con particolare evidenza l’attitudine tradizionalmente positiva degli italiani verso il risparmio; si riscontra anche per le famiglie più in difficoltà economiche che si sono sforzate di aumentare il risparmio, facendo meno ricorso a prestiti o ai risparmi accumulati.
Il concetto di risparmio ha un’accezione prevalentemente positiva: è associato per lo più alla tranquillità (39%), ma anche a tutela (22%), saggezza (16%) e crescita (10%); risparmiare implica anche una proiezione al futuro per un italiano su quattro. Allo stesso tempo, per un italiano su tre, il risparmio oggi, più di un anno fa, implica fare dei sacrifici (29% vs 25% nel 2022).
Crescono coloro che vivono la capacità di risparmio con meno ansia e senza troppe rinunce (53% vs 49% nel 2022), tornando di fatto ai livelli del 2021, a fronte di una contrazione di coloro che non vivono tranquilli se non mettono da parte dei risparmi (34% vs 37% nel 2022),
I risparmi accumulati, anche grazie al periodo del lock down, permettono a molti italiani di fare fronte a spese impreviste con mezzi propri e con una certa tranquillità per piccoli importi. Si tratta di un numero in lieve crescita rispetto allo scorso anno: 77% le famiglie in grado di far fronte a spese non programmate pari a 1.000 euro (75% nel 2022).
Risulta, invece, più difficile affrontare spese impreviste di entità importanti, stante il perdurare di un elevato tasso di inflazione e la volontà di mantenere i propri consumi: il 36% delle famiglie è in grado di fare fronte a spese non programmate di 10.000 euro, in lieve calo rispetto al 2022 (39%).
La relazione tra risparmio e investimento
Nell’attuale contesto di incertezza economica, rimane forte la propensione degli italiani verso la liquidità come forma di protezione dall’imprevisto. Tuttavia, si osserva una crescita della propensione verso strumenti finanziari meno rischiosi, che possano mettere al riparo dall’erosione dei propri risparmi dovuta all’inflazione e godere di tassi via via sempre più positivi.
Per più di un terzo degli italiani l’accumulo di denaro è fine a se stesso. Tra i due terzi che invece risparmiano con una progettualità futura, emerge una visione più a breve termine rispetto al 2022.
Nel 2023 cresce il livello di apertura all’investimento: il 36% dichiara di investire una parte dei risparmi rispetto al 34% nel 2022. Si mantiene costante la propensione a spendere il denaro o a tenerlo a disposizione sul conto corrente che riguarda il 62% degli italiani (era il 63% nel 2022 e il 61% nel 2021).
Aumenta in maniera rilevante la propensione a strumenti finanziari più sicuri (38% vs 23% nel 2022) che offrono maggiore stabilità e una minore esposizione al rischio, questo a scapito della liquidità, che passa dal 35% al 26% e di strumenti più rischiosi come l’azionario che scendono dal 10% dello scorso anno al 7% del 2023.
Nell’investire, si guarda alla rischiosità dell’investimento (28%) e alla solidità del soggetto proponente (21%). Diminuisce invece la quota di coloro che investirebbero in attività con impatto positivo su ambiente e società (20%), ritornando ad un livello del tutto simile a quanto registrato 2021 (19%): la situazione di crisi sembra aver fatto venir meno l’interesse a investire in sostenibilità.
Il valore del risparmio nell’era dell’incertezza tra le generazioni Si rafforza la consapevolezza del legame tra risparmio e crescita del Paese all’insegna di uno sviluppo sociale e civile (78% vs 75% nel 2022). Una consapevolezza di fatto trasversale a tutte le generazioni.
Se la crisi del 2022 aveva portato ad individuare nella crescita economicamente e socialmente sostenibile, legata al tema della transizione ecologica, la chiave di volta dello sviluppo economico, nel 2023 questo legame appare meno solido agli occhi della popolazione italiana. Gli italiani che considerano cruciale la sostenibilità economica e sociale per lo sviluppo economico del Paese scendono dal 64% registrato nel 2022 al 56% di quest’anno. Fanno eccezione i giovani che mostrano maggior sensibilità soprattutto per i temi della sostenibilità economica e sociale (60% li ritiene molto importanti) di cui si sentono probabilmente i beneficiari più prossimi- Come si evince da un’analisi complessiva dei risultati, oggi il futuro prossimo preoccupa un po' meno: circa un terzo degli italiani (erano un quinto nel 2022) pensa ai prossimi 2 o 3 anni con fiducia e tranquillità quando può contare sugli affetti familiari, sulle necessarie risorse economiche per le proprie esigenze personali e su un lavoro che garantisca stabilità economica.